martedì 5 gennaio 2010

Il Bollettino Salesiano - Gennaio 2010

UNA DISPUTA TRA UN AVVOCATO ED UN MINISTRO PROTESTANTE
Torino, Tip. diretta da P. De Agostini, 1853 (Letture Cattoliche, anno I, fase. XIX, dicembre). (OP. ED. V, pagg. 101 ss.). Due atti.

Nel 1848 re Carlo Alberto riconosce a protestanti ed ebrei parità di diritti civili, compreso quello di far proselitismo. I Valdesi lanciano subito una forte campagna: giornali, conferenze, aiuti in denaro, ecc. La gente povera, compresi molti ragazzi di Don Bosco, ne erano ‘accalappiati’. Don Bosco capì il pericolo e fece stampare gli “Avvisi ai Cattolici” mettendo in guardia. Le “Letture Cattoliche” prendono l’avvio in questo clima e per questo scopo; libretti agili e di facile lettura, stampati in migliaia di copie. Questa iniziativa editoriale incontrò un successo straordinario, sebbene avesse avuto non pochi problemi all’inizio: nessun vescovo era disposto all’approvazione ecclesiastica (“cosa pericolosa lanciarsi in battaglia coi protestanti”), tranne, dopo reiterate insistenze, il vescovo di Ivrea. Don Bosco più volte aveva respinto lusinghe e tentativi di corruzione e… attentati. Chi lo difese fu il suo “angelo custode”, il “Grigio”, un cane che sbucava all’improvviso, non si sa da dove. Per comunicare ciò che più gli stava a cuore, Don Bosco si avvaleva del teatro. Ecco, allora, nascere questo dramma con la precisa intenzione di mettere in guardia i suoi giovani.

INTERLOCUTORI: Roberto, avvocato; Testadoro, calzolaio e portinaio; Ferdinando, padrone di casa; Isidoro, di lui amico; Alessandro, apostata e padre di Luigi; Gozan, ministro protestante; Vatson e Milner, viceministri; Ermanno e Bernetti, discepoli di Gozan.
SCENA: Il primo atto è rappresentato nell'atrio della casa del signor Ferdinando. Il secondo in una sala del medesimo.
SOGGETTO: Un certo Alessandro Piatelli, per bisogno e per disperazione, si fece protestante e voleva pure obbligare tutta la famiglia a seguire il suo esempio. La moglie di lui e una sua figlia fuggirono di casa. Eravi ancora un ragazzetto di 14 anni, che il padre voleva pur costringere a farsi protestante. Il buon fanciullo per qualche tempo si schermì, finché trovandosi al punto di dover apostatare, fuggì di casa... Cel vedemmo a correre qui piangendo: ed appena lo potemmo condurre in salvo, sopraggiunse il padre con un grosso bastone in mano, tutto furibondo e minacciante morte al proprio figlio.
Io (Isidoro) e il signor Ferdinando ci siamo adoperati per calmarlo; e per riuscirvi l'abbiamo condotto in casa. Divenuto alquanto padrone di se stesso, assicurò che egli e molti altri suoi amici eransi fatti protestanti per convinzione, e che non avrebbero abbandonata tale religione finché non si fosse venuto ad una pubblica disputa, in cui si fosse discusso e provato che la religione cattolica fosse migliore del protestantesimo. Risi allora e voleva fargli ciò vedere con poche parole, ma quegli si rifiutò, adducendo che tale disputa voleva sentirla tra un cattolico ed un ministro protestante. Abbiamo aderito; egli tosto si recò dal sig. Gozan, pastore, il quale accettò bensì la sfida, ma ci pose per condizione assoluta che egli non voleva disputare con preti, né voleva che ci fossero preti ad ascoltare (Primo atto, scena IX, pagg. 30-31).

Dopo i preliminari di rito, la disputa, che avviene per buona parte del secondo atto, ha per tema l'identità della Chiesa Riformata come vera Chiesa fondata da Gesù Cristo.
L'avvocato Roberto, chiamato a sostenere la difesa della Chiesa Cattolica, non ha difficoltà a controbattere sostenendo che tra Gesù Cristo e Lutero intercorrono 1500 anni, in cui non si hanno tracce della Chiesa Riformata, che pure, se vera Chiesa, dovrebbe essere stata visibile: "Quindi i protestanti potranno dire di trovarsi nella Chiesa di Calvino e di Lutero, ma non mai in quella di Gesù Cristo" (Secondo atto, scena V, pag. 64). Non potendo obiettare molto di più, prima Gozan, poi gli altri due ministri che tentano di intervenire, sono costretti con molto impaccio, a lasciare la sala della disputa. Alessandro, che ha assistito al dibattito insieme al figlio Luigi, rimane fortemente colpito della forza delle argomentazioni cattoliche. Anzi l'avvocato Roberto aggiunge per completezza altri argomenti sul valore della Bibbia, sulle caratteristiche necessarie della vera Chiesa (una, santa, cattolica apostolica) che convincono definitivamente l'apostata ad abiurare e a riconciliarsi con la famiglia.
Il teatro si conclude con un tenero quadretto familiare.




PREMESSA AL TESTO SCRITTO



AL LETTORE. Le prove fatte dai figli che intervengono all'Oratorio di S. Francesco di Sales per rappresentare questo dramma e la soddisfazione dimostrata da quelli che trovaronsi presenti, fanno pensare che non debba riuscire discaro ai nostri lettori l'inserirlo in una dispensa delle Letture Cattoliche. I fatti che riguardano alla famiglia di Alessandro, sono storici; la disputa poi, è un tessuto di fatti ugualmente storici, ma altronde avvenuti, ed ivi collocati per uniformarmi alle regole del dramma.
In tutto quello che ivi si dice dei Protestanti, intendo escludere ogni allusione personale, avendo unicamente di mira la loro dottrina e gli errori in essa contenuti. Credo sia facile rappresentare questo dramma tanto nelle città, quanto nei paesi di campagna, e che, mentre la varietà e l'intreccio delle cose renderanno piacevole il trattenimento, l'errore verrà pure manifestato e la verità conosciuta a maggior gloria di Dio, a vantaggio delle anime, e a decoro di nostra Santa Cattolica Religione.
Sac. Bosco Gioanni





RAPPRESENTAZIONI



Il successo del dramma è documentato da una testimonianza dello stesso Don Bosco. Nel 1874 scriveva un libriccino dal titolo "Massimino, ossia incontro di un giovanotto con un ministro protestante”. Nell'introduttivo "Cenno storico intorno a Massimino" leggiamo: "Ogni volta facevasi inaugurazione degli studi, distribuzione de' premi, promozioni, dialoghi e simili, Massimino faceva sempre la parte principale. Nel teatrino rappresentava con tal gusto e così bene, che non di rado era interrotto dagli applausi prolungati degli spettatori. Fra le opere sceniche da lui predilette era un dramma o commedia intitolata: “Disputa tra un avvocato ed un ministro protestante”. Più volte l'aveva veduta rappresentare; più volte ne fu attore, protagonista, talvolta caratterista, ed opponente; e conosceva tutte le parti così bene che non di rado diveniva attore e suggeritore" (Opere Edite, vol. XXV, p. 127). Ne deduciamo che tale lavoro fu rappresentato più e più volte nell'Oratorio, con tale interscambio di ruoli fra molti ragazzi che viene ancor più consolidata in noi l'idea non esibizionistica del teatro di Don Bosco, ma eminentemente formativa.




NOTE E COMMENTO



*) L'opera si pone con molta attualità nel clima religioso della Torino di metà Ottocento. Le lotte, il più delle volte aspre, tra Cattolici e Valdesi (e Don Bosco ne fece un'esperienza terrificante, subendo attentati alla vita e minacce di vario genere) disorientavano la massa del popolo e non pochi si lasciavano frastornare dalla veemenza degli scontri. La stesura di questo dramma, e ancor più la pubblicazione, obbedisce all'ansia apostolica e al coraggio di Don Bosco di trovarsi in prima fila nella battaglia per la vera religione.

*) La formula della "disputa" si rivela già all'origine, abbastanza spettacolare. In una battuta, Testadoro lo dichiara apertamente: "Questa sera vedrò anch'io un bel teatro: una disputa!” (ATTO SECONDO, scena III, pag. 36). L'attenta ed esperta sceneggiatura, poi, attanaglia ancor più l'attenzione degli spettatori, tanto da far esclamare ancora a Testadoro: "È un bel divertimento vedere queste dispute; parmi piuttosto un teatro che una discussione" (ATTO SECONDO, scena V, pag. 46). A rendere brillante la rappresentazione e gradevole l'ascolto c'è la presenza costante di Testadoro, il ciabattino-portinaio del padrone di casa, una sorte di arguto, burlesco popolano che commenta spiritosamente il susseguirsi degli avvenimenti.

*) Non mancano nel dramma sprazzi che, a distanza di oltre un secolo, conservano per noi caratteri di attualità. Innanzitutto il rapporto di gentile cortesia che viene usato nei confronti dei Protestanti, pur tuttavia in un insieme di fermezza dottrinale. L'opera rispecchia la consueta affabilità di Don Bosco nelle dispute con i Valdesi (ATTO SECONDO, scena V, pag. 46) e non erano certo quelli tempi di ecumenismo! Significativo è l'elogio alla correttezza dei Protestanti: "Devo ciò nonostante dire che trovai una coscienza leale in questi tre ministri" (*).
Di rilievo è anche la trovata di far rifiutare dai Protestanti la presenza di un prete cattolico come difensore, e di far assumere di buon grado la difesa a un laico, l'avvocato Roberto. Risalta qui la profonda fiducia e lungimiranza di Don Bosco nel laicato cattolico, in tempi di accentuato clericalismo. Che non sia un prete poi il difensore ufficiale della Chiesa cattolica induce, nella mente dei giovani, la convinzione che ognuno di loro dovesse essere in grado di prendere posizione personale dinanzi alla scelta della religione e non demandarla alla gerarchia.

*) II dramma è di chiara intonazione apologetico-catechistica. Non mancano quindi aspetti che ne appesantiscono lo svolgersi spettacolare. Innanzitutto alcune troppo lunghe 'tiritere' dell'avv. Roberto sugli errori dei Protestanti. In alcuni momenti vorrebbe addirittura continuare a tenere la parola a oltranza, ma l'esigenza del dialogo si impone e il discorso interrotto... finisce nelle note (a uso – ovviamente – del solo lettore; v. pag. 54). Nel telaio della sceneggiatura gli interventi affidati ai Protestanti sono di gran lunga inferiori per numero e di poco peso polemico. Sono sempre costretti alla difensiva e, infine, cedono talmente in fretta alle argomentazioni cattoliche e con grave impaccio che non resta loro se non l'abbandono della disputa. Sono considerazioni queste, ce ne rendiamo conto, che sebbene siano ritenute giuste dal punto di vista drammaturgico, tuttavia esulano dall'ambiente del tempo che non conosceva il dialogo ecumenico, la reciproca comprensione, l'attenzione alle altrui argomentazioni.

*) Il dramma ha un elevato peso culturale e riflette l’enciclopedica preparazione dell'autore sull'argomento. La ovvia padronanza della dottrina cattolica, ma ancor più l'approfondita conoscenza della dottrina protestante (vedi le continue note di riferimento ai testi dei maggiori esponenti della Riforma) risaltano evidenti, conferendo all'insieme un notevole impegno culturale e teologico. Le elevate ed elaborate forme di sillogismo sono tuttavia stemperate nella voluta semplicità del linguaggio.


INSERTO CULTURA
di Michele Novelli

http://www.sdb.org/bs/articolo.aspx?newsID=7920