martedì 22 luglio 2008

Lo scaffale di “Amicizia Cristiana” (in "Sodalitium", n. 62/2008)

Per i tipi di “Amicizia Cristiana” è stata pubblicata una collana di testi religiosi in formato tascabile: segnaliamo ai lettori alcuni titoli.


Di carattere catechistico troviamo il “Piccolo catechismo cattolico” di don Giovanni Rossi (pag. 64, euro 5), che nel 1939 fondò la “Pro Civitate Christiana”. Il testo, che espone in modo discorsivo e con efficace chiarezza i fondamenti della dottrina cristiana, è adatto sia ai giovani che agli adulti.
















“La Santa Messa e il Calvario” (pag. 66, euro 5) a firma di Dominicus, tratta, come recita il sottotitolo, del “confronto tra la liturgia antica e quella attuale”. È la ristampa del breve studio sui due riti pubblicato per la prima volta nel 1996 (quando poche persone avevano il coraggio di difendere pubblicamente la “liturgia tridentina”), in buona parte ispirato al “Breve esame critico del Novus Ordo Missae”. L’opera non parla però dell’argomento principale per rifiutare la messa di Paolo VI: il nuovo rito non proviene dalla Chiesa, poiché Montini non aveva l’autorità per promulgarlo.




Sempre attinente alla Messa Romana segnaliamo “La Santa Messa spiegata” (pag. 64, euro 5) del sac. Francesco Potenza. L’opera permette di avere un’esauriente illustrazione spirituale e liturgica delle preghiere del messale. Lascia un po’ perplessi l’appendice (scritta nel 1925), che risente delle tendenze archeologiste che furono poi condannate nel 1947 da Pio XII con l’enciclica “Mediator Dei”.








Di carattere prettamente spirituale vi sono i seguenti testi: “A Maria Santissima” (pag. 66, euro 5), che si riferisce alla parte delle “Massime Eterne” di sant’Alfonso de Liguori dedicata alla S. Vergine, e “Il combattimento spirituale” (pag. 160, euro 9), di Lorenzo Scupoli. Il libro del padre teatino è uno dei classici della spiritualità cristiana, raccomandato da santi come san Francesco di Sales, che ne portava sempre con sé una copia; è un testo che può fornire ottimi spunti di meditazione.







Sulle religioni non rivelate, in particolare l’attuale Giudaismo, troviamo “La vera carità verso il popolo ebraico” (pag. 48, euro 4) e “Ebrei e musulmani non hanno lo stesso Dio dei cristiani” (pag. 64, euro 5). Il primo volumetto è un articolo di mons. Pier Carlo Landucci pubblicato nel 1982 sulle colonne di “Renovatio”, in risposta a un saggio del card. Bea, che manifestava le “espressioni filoebraiche più spinte”, confermate in seguito da Giovanni Paolo II e da Benedetto VI. L’altro libretto, invece, è uno studio divulgativo di don Giorgio Maffei sull’inconciliabilità tra il monoteismo cristiano e i monoteismi di origine talmudica.

La miracolosa conversione di un ebreo nella chiesa romana di sant’Andrea alle Fratte è narrata nel libretto “La conversione di Alfonso Maria Ratisbonne” (pag. 64, euro 5), tratta dal libro “Una conversione. Il figlio di Maria. Un fratello in più”, del visconte Théodore de Bussière.


http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=downloads&op=download_file&ide=54&file=62.zip

lunedì 21 luglio 2008

Fuori della Chiesa non c'è salvezza (Sodalitium, n. 62/2008)

Le Edizioni Amicizia Cristiana hanno stampato in italiano il libro del P. Hugon “Fuori della Chiesa non c’è salvezza”. Il P. Edouard Hugon, nato in Francia nel 1867, dopo brillanti studi secondari entrò nell’ordine domenicano. A causa dell’iniqua espulsione dei domenicani dalla Francia, dovette entrare nel convento di Rjickolt in Olanda. Ordinato sacerdote nel 1892, insegnò a Rjickolt, poi a Rosary Hill negli Stati Uniti, quindi a Poitiers e Angers in Francia. Nel 1909 venne chiamato a fondare il Collegio “Angelicum” a Roma insieme a P. Garrigou-Lagrange e P. Pègues. Membro dell’Accademia S. Tommaso d’Aquino, esaminatore del clero romano, consultore della Congregazione per la Chiesa Orientale, preparò l’Enciclica “Quas Primas” su Cristo-Re, partecipò all’istituzione della festa di Maria Mediatrice.
Pur essendo stata scritta nel 1922, in quest’opera troviamo già la medesima dottrina magistralmente trattata nel 1943 da Pio XII nella “Mystici Corporis”.
«La Chiesa… è la società dei redenti così come è stata istituita da Nostro Signore, con quella forma perfetta e definitiva che durerà sino alla consumazione dei secoli… Essa è la pienezza del Cristo e il prolungamento dell’Incarnazione… Cristo è Dio e uomo: essa sarà divina e umana insieme… Cristo è l’autore della fede, il principio del sovrannaturale, il cui ruolo è salvare, e per questo porta il nome che è al di sopra di qualunque nome: Gesù. La Chiesa sarà, allora, la società sovrannaturale, cioè che ha come fine il sovrannaturale, che possiede i mezzi del sovrannaturale, che realizza in sé tutta l’economia sovrannaturale. Negare la natura divina o la natura umana in Cristo, significa distruggere l’Incarnazione; nella società fondata da Gesù, negare la virtù spirituale o l’elemento esteriore, equivale a pervertire la nozione di vera Chiesa. Qual è questa forza divina che è l’anima del corpo mistico? San Tommaso ci risponde che è innanzitutto lo Spirito Santo… È l’insieme dei doni sovrannaturali e creati che costituisce l’anima della Chiesa: ecco ciò che conserva il suo vigore e la sua giovinezza e le assicura l’immortalità» (pagg. 22-24).
Parole che mostrano l’errore del modernismo, simile a quello della Fraternità S. Pio X, che rifiutano di considerare la Chiesa e la gerarchia come divinamente assistita. Hugon ricorda che «nella Chiesa è necessaria un’obbedienza» e cita l’Enciclica “Vehementer” di S. Pio X: «Solo nel corpo pastorale risiedono il diritto e l’autorità necessari per promuovere e indirizzare tutti i membri verso le finalità sociali» (pag. 126).
Nel libro troviamo la confutazione di vecchi errori rinnovati dal Concilio Vaticano II: ad esempio, che non sarebbe necessaria la fede in senso stretto per ottenere la salvezza eterna. «A un pagano sarebbe sufficiente, per la giustificazione, la fede che nasce dallo spettacolo delle creature. Questo assenso non è fondato sulla Rivelazione, non ha come motivo l’attestazione dell’autorità divina, ma è soprannaturale e salvifico, perché Dio dà una grazia… La teoria che la fede naturale possa essere sufficiente in caso di necessità, riapparve, in forma più grave, nel XVIII secolo nell’opera del P. Berruyer, “L’histoire du peuple de Dieu”, condannata a più riprese… Per Rousseau, ci si può salvare in qualsiasi religione e anche fuori da ogni credenza. Marmontel pretende anche che la Rivelazione sia solo il supplemento della coscienza e fa capire che una volta soddisfatto il dovere essenziale d’amare Dio e il prossimo, la fede in misteri inconcepibili non è assolutamente indispensabile». Contro questi errori «San Paolo ha pronunciato un assioma inflessibile che sventa in anticipo tutti questi tentativi e confonde tali false pietà: “Senza la fede, è impossibile piacere a Dio” (Ebr. 11, 6)… Dunque senza di essa non vi è speranza di perdono, santità o vita; essa sola fa vivere il giusto: “Il giusto vivrà in virtù della fede” (Gal. 3, 11)… “La prima condizione per piacere a Dio – ripete sant’Ambrogio – è la fede; essa viene prima di tutte le altre disposizioni (…) È il fondamento e la radice di tutte le virtù”. Senza di essa, dunque, la salvezza non può germogliare» (pagg. 28-31). L’autore precisa: «Benché ci possano essere, prima della fede, certi atti sovrannaturali, nondimeno le opere che preparano immediatamente alla giustificazione, alla speranza, alla penitenza, all’amore, sono sempre precedute dalla fede… La fede che produce la salvezza – “il giusto vive della fede” (Abac. 2, 4; Gal. 3, 11) – non è un lampo che passa, ma uno stato, un habitus, una virtù» (pag. 56).
P. Hugon ricorda la dottrina definita dal Concilio di Trento sulla necessità di appartenere alla Chiesa almeno “in voto”, cioè con il desiderio di ricevere il Battesimo, e la conseguente verità sul Limbo per i bambini non battezzati (pagg. 148-153) negata oggi da Benedetto XVI. Prova inoltre l’obbligo di appartenere alla Chiesa tramite l’unità della fede: «sarebbe un grave oltraggio verso Dio respingere un solo punto della Rivelazione»; tramite l’unità di governo: «Una volta stabilito che la Chiesa è, per volontà di Gesù Cristo, un solo ovile governato da un solo pastore, che c’è una sola gerarchia con un Sommo Pontefice, è chiaro che respingere questo governo significa resistere all’autorità di Dio»; tramite l’unità di culto: «Gli eretici e gli scismatici sono nemici di Dio, sacrileghi, e dunque non è permesso chiedere loro la vita sovrannaturale che Nostro Signore è venuto a portare al mondo. Ogni comunione volontaria con loro nelle cose sante sarebbe un’approvazione dei loro errori e una smentita data al Salvatore e alla sua Sposa: chiunque favorisce gli avversari di Cristo agisce contro Cristo» (pagg. 154-9). Come sono lontani i sostenitori del Vaticano II dalla dottrina cattolica spiegata da P. Hugon e ripetuta in seguito da Pio XII. Che questo libro possa aiutare, chierici e laici, a conoscere e approfondire gli argomenti di Fede di grande attualità per non essere ingannati dalle ambiguità del modernismo.

don Giuseppe Murro

"Sodalitium", n. 62 (2008)

http://www.sodalitium.biz/index.php?ind=downloads&op=download_file&ide=54&file=62.zip