giovedì 29 gennaio 2015

Novità: CATECHISMO CATTOLICO SULLE RIVOLUZIONI di Serafino Sordi

    I tempi difficili, in cui viviamo, le calunnie, con cui i nemici della luce si adoperano per coprir la verità, persuadono la necessità di un catechismo, in cui si esponga la dottrina cattolica sulle rivoluzioni. La qual cosa certamente servirà di norma al cattolico, se mai tali tristi casi avvenissero, e servirà pure a far comprender a tutti gli uomini di senno, che il cattolicismo non deve, e non ha mai promosse, né promuoverà giammai le rivoluzioni.
     La ragione fondamentale, per cui il cattolicismo non verrà mai a favorire le rivoluzioni, consiste in ciò, che tutti i cattolici sono vincolali ad un’autorità certa, che è la Chiesa, e questa Chiesa, appoggiata alle Sacre Scritture, dice a tutti i fedeli: ubbidite alle legittime autorità; chi resiste all’autorità, resiste a Dio, da cui ogni autorità dipende. E poiché i fedeli devono uniformarsi a questa sentenza, ne segue che niun buon cattolico sarà partigiano delle rivoluzioni. È appunto per questo motivo che un dotto protestante d’oggidì, considerando l’uniformità di dottrina nella Chiesa Cattolica, giunse a dire: La sola Chiesa Cattolica è la scuola del rispetto (Guizot).
     Al contrario il protestantismo lasciando libero ciascuno d’interpretare la Bibbia come vuole, in esso l’uomo non ha più alcuna autorità che la propria ragione. Il protestante, se vuole essere conseguente a se stesso, deve dire: l’unica mia autorità è la mia ragione. Quindi via ogni dipendenza religiosa, via ogni convenzione sociale, via ogni ordine, ogni legge, via ogni autorità: la mia ragione e non altro: la sola forza mi farà ubbidire. Che anzi: se venisse a capriccio di uno o più protestanti di fare una congiura, di uccidere un loro superiore, fosse lo stesso sovrano, potrebbero farlo, purché loro sembri cosa buona.
     Noi intanto, mentre raccomandiamo ai cattolici di leggere attentamente questo catechismo, e di praticarne le massime ivi contenute, vorremmo altresì che servisse a far aprire gli occhi a tanti miseri sconsigliati, i quali o per malizia o per ignoranza si fanno promotori di una setta, il protestantismo, la quale, proponendo all’uomo di credere quel che vuole, e di fare quel che crede, apre uno spaventoso abisso alla società, e fa lecito ogni disordine, ogni misfatto. Ce ne scampi Iddio.

Gioanni Bosco




Serafino Sordi
CATECHISMO CATTOLICO SULLE RIVOLUZIONI
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-57-4]
Pagg. 48 - € 5,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/catechismosullerivoluzioni.htm

sabato 1 novembre 2014

LA VENDETTA DEL MERCEDARIO di Anton Huonder

     Vecchio è l’odio tra le nobili famiglie di Elvaz e di Montfort, antichi lignaggi della bella Provenza. Sul finire dell’aprile del 1250 giunge la terribile notizia della sconfitta di re Luigi in Egitto. Fra i Crociati morti figura anche Raimondo di Elvaz, unico figlio maschio del nobile Berengario. Convinto che il suo momento sia arrivato, una notte Giovanni di Montfort assalta il loro castello...
     «Mia è la vendetta!» dice il Signore: il conte di Montfort e suo figlio Giovanni cadono nelle mani dei pirati e vengono venduti al mercato degli schiavi di Almahadia. I loro famigliari incaricano i mercedari di riscattarli, ma fra loro c’è Raimondo di Elvaz.
     Il viaggio in Africa che, nonostante i salvacondotti, è un’avventura incerta e pericolosa che culminerà con una battaglia navale e la liquidazione dei conti in sospeso...




Anton Huonder
LA VENDETTA DEL MERCEDARIO
Racconto Medioevale
[ISBN-978-88-89757-44-4]
Pag. 96 - € 9,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/lavendettadelmercedario.htm

venerdì 10 ottobre 2014

Novità: NON PUO' ESSER VERA LA RELIGIONE MAOMETTANA di Alfonso Maria de' Liguori

     Vediamo in primo luogo le qualità di Maometto, che stabilì questa religione, diciam meglio questa infame setta che ha mandate tante anime all’inferno. Egli ebbe qualche dote naturale; fu di bello aspetto, d’ingegno penetrante, cortese nel tratto, liberale e grato ai beneficj. Ma all’incontro fu dominato dal vizio della libidine, e perciò tenne da 15 mogli, e più di 24 concubine, fingendo di avere avuto in ciò il permesso da Dio, poiché agli altri non concedeva egli più di quattro mogli; e quindi poi nel suo Alcorano ripose nelle sozzure della carne la massima parte della felicità eterna.
     Fu dominato ancora dalla superbia, che lo fece talvolta diventar crudele. Basti sapere che una volta ad alcuni che si avean presi certi suoi cammelli, fece tagliar le mani e i piedi, e cavare gli occhi con un ferro rovente, e poi li fece lasciar così, finché spirassero l’anima.



Alfonso Maria de' Liguori
NON PUO' ESSER VERA
LA RELIGIONE MAOMETTANA
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-52-9]
Pag. 48 - € 6,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/religionemaomettana.htm

mercoledì 14 marzo 2012

Recensione libraria: “Messico martireˮ di don Luigi Ziliani (su Corrispondenza romana)

Il sacerdote italiano don Luigi Ziliani negli anni Venti compì un lungo viaggio in Messico, dove fu testimone diretto dei tragici e sanguinosi eventi della repressione dei cattolici e della conseguente “Cristiada” (Luigi Ziliani, Cristiada. Messico martire, Amicizia Cristiana, Chieti 2012, p. 216, € 15).


L’autore di questo appassionante volume, dopo aver ripercorso le vicende recenti del Messico – dalla tragica fine dell’imperatore Massimiliano all’unico governo saldo, quello del generale Porfirio Diaz – denuncia il progetto della massoneria protestante statunitense di esportare la cultura del relativismo in tutta l’America latina, fondamentalmente cattolica, a partire dal vicino Messico, Paese che a don Ziliani pareva quasi un laboratorio politico per gli esperimenti rivoluzionari dei bolscevichi: non aveva certo torto, se si pensa al tentativo di attuare una sorta di comunismo nelle campagne spingendo i contadini poveri ad appropriarsi dei beni della Chiesa; ma la manovra non riuscì per l’eccessivo rispetto del popolo verso i religiosi ed allora fioccarono le leggi anticlericali: divieto assoluto di propaganda (anche in famiglia), divieto di indossare la talare, scioglimento degli ordini religiosi, divieto di possedere immobili, divieto di educazione religiosa a scuola, privazione del diritto di voto e, addirittura, del semplice diritto di commentare le questioni politiche.

Se furono “soltanto” quaranta i sacerdoti fucilati, in pochi anni il loro numero venne letteralmente decimato, passando da quasi 4.000 a soli 400. Di fronte a tale scempio il popolo messicano, lungi dall’abbassare la testa, creò una milizia spontanea che, in nome di Cristo Re – onde l’appellativo di Cristeros – affrontò con le poche armi a disposizione l’esercito regolare.

I Cristeros, che nel 1929, l’ultimo anno del conflitto, raggiunsero il numero di 50.000 – a cui si affiancarono fino a 25.000 ausiliarie delle Brigate Santa Giovanna d’Arco – riuscirono a sottrarre al controllo governativo interi Stati. Purtroppo, sia la Santa Sede che la Chiesa messicana non diedero un appoggio esplicito alla rivolta, cercando piuttosto una pacificazione che giunse con accordi in parte non rispettati (molti dei Cristeros vennero uccisi dopo aver consegnato le armi) e che lasciarono in vigore le leggi anticlericali. Addirittura in tre Stati (Tabasco, Querètaro e Veracruz – ironia del nome, voluto da Cortez! – che l’autore definisce «appendici della Russia di Lenin») si vietarono le immagini sacre anche nelle case private e le croci vennero scalpellate pure dalle lapidi dei cimiteri.

Don Ziliani termina il suo scritto paragonando la resistenza messicana alla Passione di Cristo: c’è un Caifa (il criminale presidente Calles), un Erode (i Messicani pavidi), due Pilati (la Casa Bianca e la Società delle Nazioni). Di quest’ultima scrive l’autore: «Ginevra ha gli occhi di Argo, vede tutto, mette le mani su tutto. Si occupa di oppio, di tratta delle bianche, di minoranze, di Sacco e Vanzetti… La voce dei Martiri del Messico arriva fin là, ma non trova risposta».

C’è anche un Centurione, costretto ad assistere impotente: Pio XI, le cui proteste, affidate a tre diverse encicliche (pubblicate anch’esse dalla casa editrice Amicizia Cristiana), non sortirono altro effetto che quello di farlo considerare un “Capo di Stato nemico del Messico”, causando l’espulsione di alcuni vescovi. La riproposta editoriale di questa testimonianza di uno spettatore diretto di quanto accadde è un ottimo strumento per non dimenticare una gravissima persecuzione subita dai Cristiani (si parla di circa 80.000 morti) poco conosciuta o addirittura ignota.

Gianandrea de Antonellis


mercoledì 15 febbraio 2012

Cultura cattolica: un catechismo di san Giovanni Bosco

L’opera educativa, istruttiva e formativa di san Giovanni Bosco (Castelnuovo d’Asti 1815 – Torino 1888) ha dell’incredibile e si colloca sia in termini quantitativi – numero dei collegi, laboratori, oratori, pensionati aperti e dei fanciulli ivi secolarizzati, numero dei ragazzi salvati dalla miseria e dal peccato, missioni nei 5 continenti, vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, etc. – che in termini qualitativi, tra le più grandi imprese pedagogiche, spirituali e didattiche dell’intera storia umana.

Quando morì lasciò alla Chiesa e all’umanità 863 religiosi e oltre 60 case e istituti. Molto meno nota è oggi l’immane quantità degli scritti che compongono l’Opera Omnia del santo piemontese (libri di storia, agiografie e testi di meditazione), a cui si affiancano quei testi, spesso divulgativi e polemici, da lui diffusi e promossi in tutta la Penisola, specie attraverso le Letture Cattoliche, la Biblioteca della Gioventù Italiana e il Bollettino Salesiano.

Una piccola e intraprendente casa editrice sta cercando di far conoscere all’uomo secolarizzato e ignaro del XXI secolo, una parte significativa della produzione meno nota del grande salesiano. Così dopo aver già ripubblicato la splendida Disputa tra un avvocato e un ministro protestante, ci offre ora un opuscolo di 50 pagine che compendia, come in un sintetico catechismo, le principali verità della fede e della morale cristiana (cfr. Giovanni Bosco, Fondamenti della Cattolica Religione, ed. Amicizia Cristiana, Chieti 2011, 50 pp., euro 5. Si può richiedere al tel.: 0871-63210 ).

Il testo si compone di 10 capitoletti, di cui riporto gli aulici titoli (titoli che ci rappresentano concetti che sono svaporati nel nulla dopo un importante recente Concilio). I, Idea generale della vera religione; II, Una sola è la vera religione; III, Le Chiese degli Eretici non hanno i caratteri della Divinità; IV, La Chiesa degli Eretici non è la Chiesa di Gesù Cristo; V, Del Capo della Chiesa cattolica; VI, Dell’infallibilità pontificia; VII, Vantaggi della definizione della infallibilità pontificia; VIII, Una risposta ai protestanti; IX, I protestanti convengono che i cattolici sono nella vera Chiesa; X, Tre ricordi per la gioventù. Vediamo un esempio luminoso e decisivo della chiara dottrina proposta nel catechismo.

Alla domanda «Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?» (p. 8), Don Bosco risponde: «No certamente, perché la verità è sempre una sola, e non può trovarsi in cose opposte. Ora le varie religioni insegnano cose diverse, le une contrarie ed opposte alle altre; ne deve perciò derivare che una sola debba essere la vera religione, e tutte le altre appartenere a credenze erronee, e che chi le professa segua l’errore [e] sia fuori della via della salvezza» (pp. 8-9).

Concludendo l’opuscolo don Bosco dà alcuni consigli ai giovani, validi ieri come oggi: «Credo che voi, giovine cristiano, non sarete ingannato in fatti di religione, se metterete in pratica i seguenti consigli:

1. Fuggite per quanto possibile la compagnia di coloro che parlano di cose oscene, o cercano di deridere il Papa, i vescovi e gli altri ministri della nostra s. religione.

2. Se per motivi di studio, di professione o di parentela dovrete trattare con costoro, non entrate mai in dispute di religione […].

3. Non leggete mai e poi mai libri e giornali cattivi. Se per avventura taluno vi offrisse libri o giornali irreligiosi [come lo sono i principali quotidiani odierni!], aborriteli e rigettateli da voi con quell’orrore e disprezzo che rifiutereste una tazza di veleno. Se a caso ne aveste qualcuno presso di voi, consegnatelo al fuoco» (pp. 41-42). Questo sì che significa essere infiammati d’amore per la verità!

Fabrizio Cannone


venerdì 3 febbraio 2012

Novità: IL PADRE PRO di Antonio Dragon


Miguel Pro e Josefa Pro de Juarez. Miguel. Aveva molte capacità, fra cui suonare la chitarra e parlare in pubblico senza alcuna paura.
Nel 1914 Michele Agostino Pro si trasferì in una casa religiosa in California; successivamente si recò in Spagna e in Belgio per continuare i suoi studi. Fu ordinato sacerdote il 31 agosto 1925 nella Compagnia di Gesù.
Nell'estate del 1926 Miguel fu autorizzato a tornare in Messico; lungo la strada si fermò a Lourdes e riuscì a celebrare la Messa nella Grotta di Massabielle.
Quando Pro rientrò nel suo paese rimase impressionato dalla violenza della repressione anti-cattolica a seguito della Legge imposta dal Presidente Plutarco Elias Calles. Tra le norme c'era anche quella che multava di 500 pesos i sacerdoti che indossavano l’abito talare al di fuori della chiesa, ragion per cui molti religiosi e religiose cominciarono a far uso di travestimenti.
Anche Padre Pro adottò quello stratagemma, tuttavia alcune persone che conoscevano la sua identità minacciarono di denunciarlo alle autorità. Accadde così che, mentre celebrava l'atto di Consacrazione, Padre Pro fu prelevato dai gendarmi e portato in carcere, processato e poi lasciato libero. Ma i suoi problemi con la giustizia erano appena iniziati: l’accusa che lo raggiunse in breve fu quella dell’omicidio di Alvaro Obregon.
Plutarco Calles volle che l'esecuzione di padre Pro fosse eseguita davanti ai giornalisti e ampiamente fotografata, sperando che potesse fornire un terribile esempio di quello che aspettava i Cristeros.
Ma prima di morire Padre Pro perdonò i suoi assassini e li benedisse. «Che Dio abbia pietà di voi! Che Dio vi benedica! Signore, tu sai che io sono innocente! Con tutto il cuore io perdono i miei nemici.»
Chiese allora un ultimo desiderio, che fu esaudito; preso il rosario, il religioso recitò una breve preghiera; poi alzò le braccia, aprendole come il Cristo e gridò: “Viva Cristo Re!” prima che il plotone, ricevuto l’ordine, puntasse i fucili e sparasse. Era il 23 novembre 1927.




Antonio Dragon
IL PADRE PRO
Il Santo dei Cristeros
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-43-7]
Pag. 192 - € 14,00


giovedì 5 gennaio 2012

Novità: CRISTIADA. Messico martire di Luigi Ziliani

La storia della Chiesa in Messico rappresenta un esempio di coraggio e resistenza, sottomessa a una violenta ostilità dal 1911 al 1940. Fu così aspra che Pio XI la paragonò a quella dei primi secoli cristiani.
Le forze liberali e massoniche trionfatrici nel 1917, erano nelle mani di uomini visceralmente nemici della Chiesa, che operarono nel tentativo di cancellare per sempre l'uomo cattolico messicano. Una così forte intolleranza era dovuta al carattere popolare del Cattolicesimo messicano, la cui diffusione fra la gente era così incomoda da dover essere soppressa con la forza. All'inizio, poiché era impossibile realizzarlo con le armi, si cercò di farlo con le leggi. Ma quando si dimostrarono inefficaci, si tornò ai plotoni di esecuzione.
Nessuno dei Martiri fu sottomesso a un processo legale; nessuno fu condannato per crimini accertati dalla legge. Come in ogni persecuzione, il motivo della condanna fu la semplice appartenenza esplicitamente professata a Gesù Cristo, confessato senza ambiguità con quel grido ripetuto mille volte da quei martiri prima di morire: Viva Cristo Re! Viva la Vergine di Guadalupe!
Il "basso popolo cristiano", secondo l'espressione usata dai massoni e dai liberali riformisti di allora, rimase fedele alla sua fede nonostante le ostilità della massoneria infiltrata nella borghesia economica e intellettuale.
Molti sacerdoti morirono mentre si recavano a celebrare la messa (nonostante la proibizione di farlo), alcuni con le specie consacrate in bocca, per difenderle dalla profanazione.


Luigi Ziliani
CRISTIADA
Messico martire
Storia della persecuzione

Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-45-1]
Pagg. 216 - € 15,00


lunedì 10 ottobre 2011

Anteprima: CRISTIADA di Luigi Ziliani

La guerra dei cristeros, gloriosa e sfortunata, costata dalle settanta alle ottantacinquemila vite umane, sembra essere considerata tanto dalla Chiesa quanto dallo Stato messicani un malaugurato incidente di percorso nel processo di avvicinamento fra Chiesa e mondo moderno. Sul piano storico, siamo di fronte a un episodio dello scontro plurisecolare, nella sua versione armata e popolare, fra la Modernità, con i suoi processi di secolarizzazione delle culture e delle istituzioni politiche a fondamento religioso, e tali culture, pur residualmente di stampo sacrale tradizionale. Sul piano politico, la “lezione messicana” contribuisce all’elaborazione di una nuova strategia anti cattolica nei confronti dei credenti, quella della “mano tesa”.


Luigi Ziliani
CRISTIADA
Messico martire
Storia della persecuzione
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-45-1]
Pagg. 216 - € 15,00


venerdì 23 settembre 2011

Novità editoriale: IL PRIMATO DI S. PIETRO NEL S. VANGELO di P. M. Zabelli

P. M. Zabelli
IL PRIMATO DI S. PIETRO NEL S. VANGELO

La rivoluzione religiosa del secolo XVI, conosciuta col nome di Riforma o Protestantesimo, pur nell’infinita varietà delle dottrine, si trova unita su di un punto comune, da tutti ammesso come la caratteristica essenziale di tutto il movimento religioso protestante: la negazione dell’autorità del Romano Pontefice, la ribellione a Roma.
Questa ribellione, però, vista alla luce del Vangelo, può essere giustificata? Qui è il nodo della questione, per cui passati ormai quei tempi di lotte e di odii, dovrebbero i nostri fratelli separati, dimenticando i secoli che ci separano, e con essi tante cose amare, domandare a Cristo stesso, alla sua parola, quale ci fu tramandata dai Vangeli, base comune ed accettata per l’esame della verità, se realmente il Romano Pontefice, in quanto è successore di Pietro, abbia, non dico il diritto, ma il dovere di esigere l’obbedienza da tutti quelli che si dicono di Cristo.

P. M. Zabelli
IL PRIMATO DI S. PIETRO NEL S. VANGELO
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-39-0]
Pag. 48 - € 5,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/ilprimatodispietro.htm


giovedì 22 settembre 2011

Novità editoriale: CALVINO di Luigi Nigra

Luigi Nigra
CALVINO

Calvino non fu originale, l’analisi della sua apostasia ci dice che fu attratto nell’orbita di Lutero, si appoggiò a Lutero, ne seguì i medesimi principii: i suoi dogmi fondamentali sono infine i dogmi del protestantesimo, cioè della dottrina di Lutero; ma il suo ingegno, il suo carattere personale, la sua forma mentis hanno dato a quella dottrina delle particolari caratteristiche: Calvino ha preso il pensiero di Lutero, ma l’ha fatto suo.
Sostituire la Chiesa di Calvino a quella del Papa: questo fu il suo scopo. Assolutista nella difesa di questo suo diritto, di sicuro rappresentante ed interprete della verità, della volontà di Dio, cercò, per garantirlo, un sostegno nella forza materiale e perciò per lui lo Stato non era che il servo della Chiesa (la sua) con la missione di farla ad ogni costo trionfare. Egli perciò fu un intransigente nel peggior senso della parola.

Luigi Nigra
CALVINO
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-41-3]
Pag. 40 - € 5,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/calvino.htm

mercoledì 21 settembre 2011

Novità editoriale: IL CREDO DEL PROTESTANTESIMO di Eusebio Maria Vismara

Eusebio Maria Vismara
IL CREDO DEL PROTESTANTESIMO

Il Protestantesimo è fondato sulla base del libero esame. Egli credeva con ciò di liberare le anime dalla disciplina cattolica; in realtà introduceva un principio di anarchia, che doveva finire per distruggere ogni fede cristiana.
Ritardata, al principio, per un resto di attaccamento istintivo a tradizioni secolari, quest’evoluzione rovinosa si manifesta oggi nella sua implacabile virulenza: il Protestantesimo si può, in questo, giudicare (secondo il Vangelo) come l’albero dai suoi frutti.
Ed a questo male non vi è alcun rimedio possibile. Giacché è una chimera fare assegnamento su un assestamento automatico; normalmente le forze dissolventi devono continuare il loro lavoro; di modo che l’ortodossia, anche ridotta al suo minimo, è condannata a sopravvivere in cerchi sempre più ristretti, e ancora sotto forma di semplice opinione indi nella misura in cui il Protestantesimo le conserva, oltreché hanno perduto il gusto dell’intervento nelle questioni dottrinali, esse non saprebbero imporre decisioni senza contraddire ai principî essenziali della Riforma. Cosicché le Chiese sono necessariamente votate al caos, senza poter esigere dai loro adepti il minimo conformismo, né ridurre l’audacia e la stravaganza dei loro pensieri. Non è dunque solo l’unità di fatto che manca al Protestantesimo, ma la possibilità stessa di stabilirla.

Eusebio Maria Vismara
IL CREDO DEL PROTESTANTESIMO
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-40-6]
Pag. 64 - € 6,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/ilcredodelprotestantesimo.htm

martedì 20 settembre 2011

Novità editoriale: LUTERO di Léon Cristiani

Léon Cristiani
LUTERO

Se l’importanza e la gravità di un avvenimento si misurano, come è giusto, dall’ampiezza delle conseguenze che ne derivano, nella Storia ci sono pochi fatti più terribili della rivolta del monaco agostiniano Martino Lutero contro la Chiesa cattolica. Il grande sogno di unità, accarezzato per molto tempo dalla Chiesa romana, e parzialmente attuato nella Cristianità medievale, svanì per causa di quella rivolta; di fronte all’antica Chiesa si fondano le chiese protestanti e invece dell’unità, abbiamo la dispersione. Se Roma è sempre il grande centro di spirituale attrazione del mondo, essa è pure un grande centro di repulsione e un oggetto di odio appassionato ed inestinguibile. Questo movimento ebbe inizio in Germania a Wittenberg.

Léon Cristiani
LUTERO
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-38-3]
Pag. 64 - € 6,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/lutero.htm

mercoledì 23 febbraio 2011

Novità: STORIA DI ROMA di Gottardo Scotton

Della prima Roma non rimarrebbe una pietra, se i Papi non ne avessero salvati dai barbari e custoditi religiosamente gli avanzi.
Della seconda Roma, ossia della Roma Papale, i monumenti sono tanti e così vivi, così gloriosi, che forza umana non può nè potrà mai snaturarli.
Della terza Roma non vediamo finora, che una sola cosa, la libidine della distruzione.
Ma contro tutto e contro tutti, Roma sta e starà ai fini altissimi, ai quali fino dalle prime sue origini fu preordinata da Dio. E quando quegli uomini che il mondo chiama col nome di grandi, non saranno che languide memorie di tempi antichi; quando le rivoluzioni, le battaglie, le guerre, le dinastie, i regni, gli imperi, le repubbliche diventeranno nulla più che un tema da svolgersi sulle panche di scuola; a Roma vivrà sempre, Vicario di Gesù Cristo, Maestro, Dottore e Padre di tutti i popoli della terra, un Vegliardo vestito di bianco, il Papa.



Mons. Gottardo Scotton (1845-1916), originario di Bassano, insieme ai fratelli Mons. Jacopo e Mons. Andrea Scotton si distinse come giornalista, scrittore e oratore.
Per oltre un trentennio condusse aspre battaglie in difesa della S. Sede contro la Massoneria, i modernisti e i murriani, in particolare dalle colonne "La Riscossa per la Chiesa e per la patria", il settimanale fondato dagli Scotton e in più occasioni lodato da san Pio X e dal card. De Lai.
Mons. Gottardo Scotton si prodigò inoltre per l’Opera dei Congressi, che coordinava tutte le associazioni cattoliche, e ricevette dal presidente Paganuzzi l’incarico di promuoverne la struttura nelle diocesi del Meridione. Tra le sue opere principali figurano Il Vangelo studiato minutamente dal parroco e spiegato al popolo (opera in nove volumi) e Il pellegrino cattolico a Roma (1895), guida della città composta in preparazione al Giubileo del 1900.


Gottardo Scotton
STORIA DI ROMA
dalle origini all'Unità d'Italia

Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-36-9]
Pagg. 40 - € 5,00

domenica 10 ottobre 2010

LAVORARE E SACRIFICARSI PER LA GLORIA DI MARIA (Toscana Oggi, 10/10/2010)

Nato a Roma nel 1901, Roberto Ronca diventò prete nel 1928, e dal 1933 al 1948 fu rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Molto attivo nel settore dell’assistenza sociale e in quello dell’impegno civile e politico dei cattolici, Ronca venne consacrato vescovo e dal 1948 al 1955 il Papa gli affidò la Prelatura del Santuario di Pompei. A quel periodo risale anche la fondazione da lui realizzata degli Oblati e delle Oblate della Madonna del Rosario, testimonianza evidente della profonda e ardente pietà mariana che lo caratterizzò per tutta la vita. Ronca partecipò al Concilio Vaticano II e per quattordici anni, fino al 1976, occupò il posto di Ispettore Capo dei Cappellani delle carceri italiane. Morì il 25 settembre 1977, scandendo il nome della Vergine Maria.
Sulla personalità di questo vescovo saldamente legato alla Tradizione cattolica si sono soffermati studiosi del calibro del compianto cardinale Pietro Palazzini, di monsignor Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Castellaneta, e del professor Andrea Riccardi. Negli ultimi anni, un’attenzione particolare è stata dedicata alla figura e all’opera di Ronca da Giuseppe Brienza, storico attento e rigoroso, che, recentemente, ha curato una nuova edizione della prima lettera pastorale scritta da Ronca, recante la data del 5 agosto 1948 (Lavorare e sacrificarsi per la gloria di Maria, Edizioni Amicizia Cristiana, pp. 44, euro 5).
Animato da zelo vivissimo, il giovane vescovo si rivolge con amore alla sua chiesa, scrivendo tra l’altro: «Imitiamo dunque Maria innanzitutto nella sua carità verso Dio e verso il prossimo. Maria Santissima ci sia di esempio e di aiuto nell’amare il Signore con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze, perché questo è il primo dei comandamenti. Maria santissima ci sia di esempio e di aiuto nell’amarci gli uni con gli altri, perché questo comandamento è simile al primo».

lo SCAFFALE di Maurizio Schoepflin
TOSCANA OGGI, 10 ottobre 2010, p. 14

mercoledì 14 luglio 2010

"La storia di monsignor Roberto Ronca" di Omar Ebrahime (ZENIT, 14/07/2010)

Salvò ebrei e antifascisti, aiutò a sconfiggere il comunismo

La storia di monsignor Roberto Ronca

di Omar Ebrahime



ROMA, mercoledì, 14 luglio 2010 (ZENIT.org).- Nell'immediato dopoguerra, l'Italia si trovò a fronteggiare concretamente la minaccia socialcomunista: le elezioni del 18 aprile 1948, le prime dopo l'immane conflitto della seconda guerra mondiale, segnarono una vera e propria battaglia di civiltà fra due idee dell'uomo e del mondo profondamente antitetiche. Da una parte il mondo occidentale, libero e cristiano, dall'altra il mondo socialcomunista che serviva Mosca, rappresentato dal Fronte Popolare d’unione fra il PCI e il PSI.

In quell'occasione la Democrazia Cristiana vinse con la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi (caso unico nella storia della Repubblica) inaugurando così quella che sarebbe stata una lunga stagione di governo. Quello che forse pochi sanno è che la vittoria fu dovuta a un grandioso sforzo di mobilitazione popolare suscitato, fra gli altri, da due uomini: Luigi Gedda (1902-2000), vicepresidente di Azione Cattolica e ideatore dei Comitati Civici e monsignor Roberto Ronca (1901-1977), già rettore del Pontificio Seminario Maggiore a Roma, fondatore e instancabile direttore del movimento civico-politico cattolico e anticomunista “Unione Nazionale Civiltà Italica” (1946-1955).

Un movimento contraddistintosi per aver scelto pubblicamente come proprio vessillo il tricolore, nonché per un'omonima rivista che per anni rappresentò, di fatto, l'unico strumento d'informazione e formazione cattolica e anti-comunista esistente nel nostro Paese. Monsignor Ronca fu anche protagonista di una grandiosa opera di salvataggio per ebrei e antifascisti che si rifugiarono nel Seminario Maggiore nei mesi tremendi dall’ottobre del 1943 fino alla liberazione in cui i nazisti avevano occupato Roma.

Proprio la figura di Ronca viene opportunamente rievocata in questi giorni con un agile libretto in uscita nelle librerie a cura del giornalista e storico cattolico Giuseppe Brienza che raccoglie la prima lettera pastorale del futuro Vescovo di Pompei, uomo di fiducia di Pio XII (Roberto Ronca, Lavorare e sacrificarsi per la gloria di Maria, Edizioni Amicizia Cristiana, Chieti 2010, http://www.edizioniamiciziacristiana.it/).

Il documento, pubblicato per la prima volta a livello nazionale, uscì originariamente il 5 agosto 1948 e rappresentò una coraggiosa testimonianza di militanza cristiana, anticipando con il suo aperto ripudio delle “dottrine false e sovvertitrici”, il decreto di scomunica ai comunisti emesso il 1° luglio 1949 dall’allora Congregazione del Sant'Uffizio.

La Lettera si apre con una dichiarazione di amore filiale verso la Madonna, “Regina delle Vittorie” (il titolo di cui la Madre di Dio fu insignita dopo la vittoria della flotta cristiana sui turchi musulmani, avvenuta nel 1571) e da un “omaggio devoto al Padre comune”, il Sommo Pontefice Pio XII, Vicario di Cristo in terra. Così facendo mons. Ronca mostrava ai suoi fedeli il vero senso della vita cristiana che, fondata sull'Eucaristia, trova i suoi restanti fondamenti nella devozione mariana, che in alcuni accenti sembra ripercorrere la migliore tradizione cattolica (così nelle citazioni di San Bernardo di Chiaravalle), e nell'obbedienza convinta al Papa e al suo Magistero.

Se l'obiettivo del cristiano è quello di instaurare il “Regno di Cristo”, la strada più sicura passa per l'imitazione quotidiana di Maria, Maestra di Fede e Vincitrice di tutte le eresie. Il Rosario, la 'catena' prediletta di Maria, diventa allora il mezzo più prezioso per la santificazione individuale, familiare e sociale secondo l'amato insegnamento del fondatore stesso del Santuario di Pompei, il futuro Beato Bartolo Longo (1841-1926).

Ma la Lettera permette di apprezzare anche le qualità di predicatore, di animatore culturale e persino di profeta di mons. Ronca che seppe prevedere, con lucido sguardo, le conseguenze nefaste che la “scelta religiosa” (e anti-politica) dell'Azione Cattolica avrebbe di lì a poco determinato sull'intero laicato del Paese.

http://www.zenit.org/article-23179?l=italian







Roberto Ronca
LAVORARE E SACRIFICARSI PER LA GLORIA DI MARIA
Presentazione, note fra parentesi quadra e bibliografia
a cura di Giuseppe Brienza
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-34-5]
Pag. 48 - € 5,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/lavorareesacrificarsi.htm

mercoledì 19 maggio 2010

Novità: LAVORARE E SACRIFICARSI PER LA GLORIA DI MARIA

Un anno prima del decreto di “scomunica ai comunisti” del 1° luglio 1949 della Congregazione del Sant'Uffizio, ora chiamata Congregazione per la Dottrina della Fede, il neo-nominato Prelato-arcivescovo di Pompei, Mons. Roberto Ronca, nella sua prima lettera pastorale del 5 agosto 1948, che qui si riproduce con annotazioni e integrazioni storico-bibliografiche, così implorava i fedeli di pregare per coloro che, abbracciando il comunismo, con ciò abbandonavano la Fede ereditata dai padri: «Piangete con me questi figli e fratelli sventurati e con me impetrate per loro la grazia che, ripudiando dottrine false e sovvertitrici, ritornino presto alla vera luce, all’amore dei figli di Dio, alla casa della Madre, la Regina del SS. Rosario!»

Roberto Ronca, nato a Roma nel 1901, dopo una laurea in Ingegneria, entra nel Pontificio Seminario Romano Maggiore ed è qui ordinato sacerdote nel 1928. Dal 1933 al 1948 è rettore dello stesso Seminario lateranense e, negli anni della seconda guerra mondiale e dell’occupazione tedesca di Roma, ospita negli edifici extra-territoriali vaticani ogni tipo di perseguitati. Nel 1944 fonda l’associazione di assistenza sociale “Aiuto Cristiano” mentre nel dopoguerra, rispondendo alle preoccupazioni di Pio XII riguardo alla costruzione della “nuova Italia”, promuove la fondazione e dirige per un decennio (1946-1955) l’“Unione Nazionale Civiltà Italica”, movimento civico-politico cattolico e anti-comunista. Subito dopo la vittoria elettorale del 18 aprile 1948, cui contribuisce efficacemente, è elevato alla dignità vescovile e, nel 1949, fonda la congregazione religiosa, nei suoi due rami maschile e femminile, degli Oblati e delle Oblate della Madonna del Rosario. Dal 1948 al 1955 è Prelato del Santuario di Pompei (Napoli). Partecipa al Concilio Vaticano II nella “Commissione per la disciplina del clero e del popolo cristiano” e, dal 1962 al 1976, è Ispettore Capo dei Cappellani delle Carceri Italiane. Muore Il 25 settembre 1977 scandendo il nome della Vergine Maria.


Roberto Ronca
LAVORARE E SACRIFICARSI
PER LA GLORIA DI MARIA

Presentazione, note fra parentesi quadra e bibliografia
a cura di Giuseppe Brienza
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-34-5]
Pag. 48 - € 5,00

http://www.edizioniamiciziacristiana.it/lavorareesacrificarsi.htm

venerdì 12 febbraio 2010

RECENSIONI LIBRARIE: un saggio per Fogazzaro (Corrispondenza romana)

La casa editrice “Amicizia Cristiana”, che si ispira all’eredità dottrinale contro-rivoluzionaria del venerabile Pio Brunone Lanteri, ha ripubblicato un breve saggio dedicato al romanziere filo-modernista Antonio Fogazzaro (1842-1911) il quale, al di là della peculiare vicenda storica e biografica, e dell’aspra polemica religiosa che lo vide protagonista, è importante per la grande somiglianza che presenta con molte altre figure di cattolici progressisti del XX e del XXI secolo (A. Cavallanti, Antonio Fogazzaro nei suoi scritti e nella sua propaganda, Chieti, 2008, 5 euro).

Nato nel cremonese e ordinato sacerdote a soli 21 anni nel 1902, padre Alessandro si occupò da subito di giornalismo collaborando a varie gazzette dell’intransigenza cattolica, assumendo poi la direzione dell’“Unità Cattolica” nel 1909. Fu amico dei padri Mattiussi e de Thot ed ebbe sempre appoggi in Curia, per esempio dai cardinali Gennari e De Lai. Fondò gli Opuscoli Popolari Antimodernisti, collana in cui pubblicò il presente saggio (approvato dall’arcivescovo di Firenze e stampato in 10.000 copie), oltre a molteplici analoghi pamphlet. Collaborò anche alla “Sentinella antimodernista” e alla “Squilla”. Anti-murriano convinto e opposto alla cosiddetta stampa di penetrazione, nel 1913 sull’“Unità” scrisse il “Programma integrale dei cattolici papali”, in cui si opponeva – assieme alla corrente che militava apertamente per le posizioni espresse da san Pio X nell’enciclica Pascendi – al liberalismo in tutte le sue forme e accezioni, incluso l’incauto “liberalismo cattolico”. Allo scoppio della Grande Guerra p. Cavallanti fu nominato cappellano delle truppe di marina e morì a causa di un incidente ferroviario.

Il merito della riproposizione dell’opuscolo di padre Cavallanti sta già tutto nell’omaggio che i cattolici di oggi debbono rendere a quelle figure, a volte misconosciute o cancellate dalla memoria, che combatterono a suo tempo la buona battaglia, soprattutto contribuendo allo sviluppo del cosiddetto movimento cattolico, sorto sotto gli auspici del beato Pio IX e dedito a contrapporre ai laicisti di allora la fede, la morale e la tradizione dei padri. Il nostro critico dunque passa in rassegna brevemente le principali opere del celebre autore veneto: da Malombra (1881) a Daniele Cortis (1885), dal Piccolo mondo antico (1899) al Piccolo mondo moderno (1901), tutti contenenti alcune pagine di dubbia moralità, concentrandosi soprattutto sul romanzo-programma, di chiaro tenore modernista, Il santo (1905), messo all’indice nel 1906. Il Tyrrell capofila del modernismo nel mondo anglosassone lo definì “il romanzo del movimento”.

Il libro fu lodato e magnificato da padre Semeria e da Romolo Murri, da Salvatore Minocchi, Gallarati Scotti e Buonaiuti, mentre fu avversato o almeno criticato dalle riviste intransigenti, dalla Civiltà Cattolica e in generale dall’episcopato.

Dopo la condanna pontificia Fogazzaro dichiarò pubblicamente di sottomettersi, facendo bella figura. Però, solo alcuni mesi dopo, esattamente il 18 gennaio 1907, andò a Parigi e tenne una conferenza presso l’ “Ecole des Hautes Etudes”, subito pubblicata nella rivista conciliarista Il Rinnovamento. In essa, parlando di un personaggio assai ambiguo del romanzo Il santo, in cui vedeva la speranza della Chiesa, Fogazzaro disse ai suoi “buoni intenditori”: «Giovanni Selva appartiene al mondo della realtà quanto voi ed io. Gli ho posto uno pseudonimo e adesso sto per smascherarlo, la prima volta, davanti a voi. Il suo nome vero è Legione. Egli vive, pensa e lavora in Francia, in Inghilterra, in Germania, in America come in Italia. Porta la tonaca e l’uniforme come l’abito di società. Si mostra nelle Università, si nasconde nei Seminari. Lotta nella stampa, prega nell’ombra dei monasteri. Non predica quasi più, ma tiene ancora delle conferenze. E’ esegeta e storico, teologo e dotto, giornalista e poeta… Egli si crede una energia vitale del seno della Chiesa Romana, di quell’organismo colossale del quale si dice nel mondo che ha l’arterie ossificate dalla vecchiezza, che ha perduto la facoltà di adattarsi all’ambiente e che è colpito d’atassia» (pp. 35-36).

http://www.corrispondenzaromana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1172&catid=31