mercoledì 14 marzo 2012

Recensione libraria: “Messico martireˮ di don Luigi Ziliani (su Corrispondenza romana)

Il sacerdote italiano don Luigi Ziliani negli anni Venti compì un lungo viaggio in Messico, dove fu testimone diretto dei tragici e sanguinosi eventi della repressione dei cattolici e della conseguente “Cristiada” (Luigi Ziliani, Cristiada. Messico martire, Amicizia Cristiana, Chieti 2012, p. 216, € 15).


L’autore di questo appassionante volume, dopo aver ripercorso le vicende recenti del Messico – dalla tragica fine dell’imperatore Massimiliano all’unico governo saldo, quello del generale Porfirio Diaz – denuncia il progetto della massoneria protestante statunitense di esportare la cultura del relativismo in tutta l’America latina, fondamentalmente cattolica, a partire dal vicino Messico, Paese che a don Ziliani pareva quasi un laboratorio politico per gli esperimenti rivoluzionari dei bolscevichi: non aveva certo torto, se si pensa al tentativo di attuare una sorta di comunismo nelle campagne spingendo i contadini poveri ad appropriarsi dei beni della Chiesa; ma la manovra non riuscì per l’eccessivo rispetto del popolo verso i religiosi ed allora fioccarono le leggi anticlericali: divieto assoluto di propaganda (anche in famiglia), divieto di indossare la talare, scioglimento degli ordini religiosi, divieto di possedere immobili, divieto di educazione religiosa a scuola, privazione del diritto di voto e, addirittura, del semplice diritto di commentare le questioni politiche.

Se furono “soltanto” quaranta i sacerdoti fucilati, in pochi anni il loro numero venne letteralmente decimato, passando da quasi 4.000 a soli 400. Di fronte a tale scempio il popolo messicano, lungi dall’abbassare la testa, creò una milizia spontanea che, in nome di Cristo Re – onde l’appellativo di Cristeros – affrontò con le poche armi a disposizione l’esercito regolare.

I Cristeros, che nel 1929, l’ultimo anno del conflitto, raggiunsero il numero di 50.000 – a cui si affiancarono fino a 25.000 ausiliarie delle Brigate Santa Giovanna d’Arco – riuscirono a sottrarre al controllo governativo interi Stati. Purtroppo, sia la Santa Sede che la Chiesa messicana non diedero un appoggio esplicito alla rivolta, cercando piuttosto una pacificazione che giunse con accordi in parte non rispettati (molti dei Cristeros vennero uccisi dopo aver consegnato le armi) e che lasciarono in vigore le leggi anticlericali. Addirittura in tre Stati (Tabasco, Querètaro e Veracruz – ironia del nome, voluto da Cortez! – che l’autore definisce «appendici della Russia di Lenin») si vietarono le immagini sacre anche nelle case private e le croci vennero scalpellate pure dalle lapidi dei cimiteri.

Don Ziliani termina il suo scritto paragonando la resistenza messicana alla Passione di Cristo: c’è un Caifa (il criminale presidente Calles), un Erode (i Messicani pavidi), due Pilati (la Casa Bianca e la Società delle Nazioni). Di quest’ultima scrive l’autore: «Ginevra ha gli occhi di Argo, vede tutto, mette le mani su tutto. Si occupa di oppio, di tratta delle bianche, di minoranze, di Sacco e Vanzetti… La voce dei Martiri del Messico arriva fin là, ma non trova risposta».

C’è anche un Centurione, costretto ad assistere impotente: Pio XI, le cui proteste, affidate a tre diverse encicliche (pubblicate anch’esse dalla casa editrice Amicizia Cristiana), non sortirono altro effetto che quello di farlo considerare un “Capo di Stato nemico del Messico”, causando l’espulsione di alcuni vescovi. La riproposta editoriale di questa testimonianza di uno spettatore diretto di quanto accadde è un ottimo strumento per non dimenticare una gravissima persecuzione subita dai Cristiani (si parla di circa 80.000 morti) poco conosciuta o addirittura ignota.

Gianandrea de Antonellis


mercoledì 15 febbraio 2012

Cultura cattolica: un catechismo di san Giovanni Bosco

L’opera educativa, istruttiva e formativa di san Giovanni Bosco (Castelnuovo d’Asti 1815 – Torino 1888) ha dell’incredibile e si colloca sia in termini quantitativi – numero dei collegi, laboratori, oratori, pensionati aperti e dei fanciulli ivi secolarizzati, numero dei ragazzi salvati dalla miseria e dal peccato, missioni nei 5 continenti, vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, etc. – che in termini qualitativi, tra le più grandi imprese pedagogiche, spirituali e didattiche dell’intera storia umana.

Quando morì lasciò alla Chiesa e all’umanità 863 religiosi e oltre 60 case e istituti. Molto meno nota è oggi l’immane quantità degli scritti che compongono l’Opera Omnia del santo piemontese (libri di storia, agiografie e testi di meditazione), a cui si affiancano quei testi, spesso divulgativi e polemici, da lui diffusi e promossi in tutta la Penisola, specie attraverso le Letture Cattoliche, la Biblioteca della Gioventù Italiana e il Bollettino Salesiano.

Una piccola e intraprendente casa editrice sta cercando di far conoscere all’uomo secolarizzato e ignaro del XXI secolo, una parte significativa della produzione meno nota del grande salesiano. Così dopo aver già ripubblicato la splendida Disputa tra un avvocato e un ministro protestante, ci offre ora un opuscolo di 50 pagine che compendia, come in un sintetico catechismo, le principali verità della fede e della morale cristiana (cfr. Giovanni Bosco, Fondamenti della Cattolica Religione, ed. Amicizia Cristiana, Chieti 2011, 50 pp., euro 5. Si può richiedere al tel.: 0871-63210 ).

Il testo si compone di 10 capitoletti, di cui riporto gli aulici titoli (titoli che ci rappresentano concetti che sono svaporati nel nulla dopo un importante recente Concilio). I, Idea generale della vera religione; II, Una sola è la vera religione; III, Le Chiese degli Eretici non hanno i caratteri della Divinità; IV, La Chiesa degli Eretici non è la Chiesa di Gesù Cristo; V, Del Capo della Chiesa cattolica; VI, Dell’infallibilità pontificia; VII, Vantaggi della definizione della infallibilità pontificia; VIII, Una risposta ai protestanti; IX, I protestanti convengono che i cattolici sono nella vera Chiesa; X, Tre ricordi per la gioventù. Vediamo un esempio luminoso e decisivo della chiara dottrina proposta nel catechismo.

Alla domanda «Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?» (p. 8), Don Bosco risponde: «No certamente, perché la verità è sempre una sola, e non può trovarsi in cose opposte. Ora le varie religioni insegnano cose diverse, le une contrarie ed opposte alle altre; ne deve perciò derivare che una sola debba essere la vera religione, e tutte le altre appartenere a credenze erronee, e che chi le professa segua l’errore [e] sia fuori della via della salvezza» (pp. 8-9).

Concludendo l’opuscolo don Bosco dà alcuni consigli ai giovani, validi ieri come oggi: «Credo che voi, giovine cristiano, non sarete ingannato in fatti di religione, se metterete in pratica i seguenti consigli:

1. Fuggite per quanto possibile la compagnia di coloro che parlano di cose oscene, o cercano di deridere il Papa, i vescovi e gli altri ministri della nostra s. religione.

2. Se per motivi di studio, di professione o di parentela dovrete trattare con costoro, non entrate mai in dispute di religione […].

3. Non leggete mai e poi mai libri e giornali cattivi. Se per avventura taluno vi offrisse libri o giornali irreligiosi [come lo sono i principali quotidiani odierni!], aborriteli e rigettateli da voi con quell’orrore e disprezzo che rifiutereste una tazza di veleno. Se a caso ne aveste qualcuno presso di voi, consegnatelo al fuoco» (pp. 41-42). Questo sì che significa essere infiammati d’amore per la verità!

Fabrizio Cannone


venerdì 3 febbraio 2012

Novità: IL PADRE PRO di Antonio Dragon


Miguel Pro e Josefa Pro de Juarez. Miguel. Aveva molte capacità, fra cui suonare la chitarra e parlare in pubblico senza alcuna paura.
Nel 1914 Michele Agostino Pro si trasferì in una casa religiosa in California; successivamente si recò in Spagna e in Belgio per continuare i suoi studi. Fu ordinato sacerdote il 31 agosto 1925 nella Compagnia di Gesù.
Nell'estate del 1926 Miguel fu autorizzato a tornare in Messico; lungo la strada si fermò a Lourdes e riuscì a celebrare la Messa nella Grotta di Massabielle.
Quando Pro rientrò nel suo paese rimase impressionato dalla violenza della repressione anti-cattolica a seguito della Legge imposta dal Presidente Plutarco Elias Calles. Tra le norme c'era anche quella che multava di 500 pesos i sacerdoti che indossavano l’abito talare al di fuori della chiesa, ragion per cui molti religiosi e religiose cominciarono a far uso di travestimenti.
Anche Padre Pro adottò quello stratagemma, tuttavia alcune persone che conoscevano la sua identità minacciarono di denunciarlo alle autorità. Accadde così che, mentre celebrava l'atto di Consacrazione, Padre Pro fu prelevato dai gendarmi e portato in carcere, processato e poi lasciato libero. Ma i suoi problemi con la giustizia erano appena iniziati: l’accusa che lo raggiunse in breve fu quella dell’omicidio di Alvaro Obregon.
Plutarco Calles volle che l'esecuzione di padre Pro fosse eseguita davanti ai giornalisti e ampiamente fotografata, sperando che potesse fornire un terribile esempio di quello che aspettava i Cristeros.
Ma prima di morire Padre Pro perdonò i suoi assassini e li benedisse. «Che Dio abbia pietà di voi! Che Dio vi benedica! Signore, tu sai che io sono innocente! Con tutto il cuore io perdono i miei nemici.»
Chiese allora un ultimo desiderio, che fu esaudito; preso il rosario, il religioso recitò una breve preghiera; poi alzò le braccia, aprendole come il Cristo e gridò: “Viva Cristo Re!” prima che il plotone, ricevuto l’ordine, puntasse i fucili e sparasse. Era il 23 novembre 1927.




Antonio Dragon
IL PADRE PRO
Il Santo dei Cristeros
Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-43-7]
Pag. 192 - € 14,00


giovedì 5 gennaio 2012

Novità: CRISTIADA. Messico martire di Luigi Ziliani

La storia della Chiesa in Messico rappresenta un esempio di coraggio e resistenza, sottomessa a una violenta ostilità dal 1911 al 1940. Fu così aspra che Pio XI la paragonò a quella dei primi secoli cristiani.
Le forze liberali e massoniche trionfatrici nel 1917, erano nelle mani di uomini visceralmente nemici della Chiesa, che operarono nel tentativo di cancellare per sempre l'uomo cattolico messicano. Una così forte intolleranza era dovuta al carattere popolare del Cattolicesimo messicano, la cui diffusione fra la gente era così incomoda da dover essere soppressa con la forza. All'inizio, poiché era impossibile realizzarlo con le armi, si cercò di farlo con le leggi. Ma quando si dimostrarono inefficaci, si tornò ai plotoni di esecuzione.
Nessuno dei Martiri fu sottomesso a un processo legale; nessuno fu condannato per crimini accertati dalla legge. Come in ogni persecuzione, il motivo della condanna fu la semplice appartenenza esplicitamente professata a Gesù Cristo, confessato senza ambiguità con quel grido ripetuto mille volte da quei martiri prima di morire: Viva Cristo Re! Viva la Vergine di Guadalupe!
Il "basso popolo cristiano", secondo l'espressione usata dai massoni e dai liberali riformisti di allora, rimase fedele alla sua fede nonostante le ostilità della massoneria infiltrata nella borghesia economica e intellettuale.
Molti sacerdoti morirono mentre si recavano a celebrare la messa (nonostante la proibizione di farlo), alcuni con le specie consacrate in bocca, per difenderle dalla profanazione.


Luigi Ziliani
CRISTIADA
Messico martire
Storia della persecuzione

Edizioni Amicizia Cristiana
[ISBN-978-88-89757-45-1]
Pagg. 216 - € 15,00